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Argomenti Sanitari
 
La Leishmaniosi è una malattia parassitaria che colpisce prevalentemente il cane e gli animali selvatici, ma occasionalmente anche l’uomo. Il parassita responsabile della malattia è un protozoo appartenente alla Famiglia Trypanosomatinae, Specie Leishmania. Sono state classificate diverse specie di Leishmania, ma la responsabile della Leishmaniosi canina è la Leishmania infantum. Questo parassita viene trasmesso al cane dal flebotomo o pappatacio, un insetto che pungendo si nutre di sangue. Questo insetto misura circa 2-3 mm, è di colore giallo pallido o giallo ruggine e presenta la caratteristica di avere un corpo che forma con il torace e l’addome un angolo quasi retto. I flebotomi sono insetti notturni che fanno la loro comparsa al crepuscolo e rimangono attivi fino alle prime luci dell’alba. In Italia li possiamo trovare durante i mesi estivi principalmente sulle coste tirrenica e ionica, in Sicilia e Sardegna oltre che lungo le coste della Liguria e della Toscana.
 
Contagio e Sintomatologia
 
La Leishmania dunque necessita di questo insetto per passare da un ospite ad un altro. Quando il pappatacio (in particolare la femmina) succhia il sangue di un cane malato, veicola la Leishmania dentro di sé anche per 19-20 giorni prima di inocularlo in un altro cane durante un nuovo pasto di sangue. La Leishmania una volta nel circolo sanguigno del cane, raggiunge i linfonodi e da qui si diffonde nell’organismo. Il periodo di incubazione della Leishmaniosi va dai 6 ai 12 mesi anche se sono stati descritti casi in cui l’incubazione è stata anche di 4 anni; colpisce indifferentemente maschi e femmine e non ci sono predisposizioni di età o di razza. Dagli innumerevoli studi svolti è emerso che risulta più probabile il contagio in cani che vivono prevalentemente all’aperto in quanto maggiormente esposti alla puntura degli insetti. Nemmeno i cani a pelo lungo possono essere considerati al sicuro dalle punture dei pappataci in quanto essi pungono prevalentemente le zone più povere di pelo come il dorso del naso.

La Leishmaniosi è una malattia dai molteplici aspetti e può coinvolgere diversi apparati o organi. Ne consegue che i sintomi manifestati dai cani malati sono svariati comprendendo lesioni cutanee, dimagramento, polidipsia/poliuria (aumento della sete e della quantità di urina prodotta), astenia, zoppia, diarrea, epistassi (perdita di sangue dal naso), fotofobia ed epifora, cecità, vomito e ascite (presenza di liquido in addome).
Alla visita clinica il cane affetto da Leishmaniosi può presentare linfoadenomegalia sistemica o regionale (aumento di volume dei linfonodi), anemia, splenomegalia e epatomegalia (aumento di volume della milza e del fegato), lesioni renali e oculari. Nella forma cutanea le lesioni sono molto caratteristiche; si tratta di una dermatite non suppurativa per niente pruriginosa che si manifesta con seborrea secca (forfora) e rarefazione o perdita completa del pelo (alopecia) in aree ben precise. Spesso nelle stesse zone si riscontrano anche lesioni ulcerative. In particolare risultano colpite la zona peri-oculare (“cane con gli occhiali”), il dorso del naso e la cute dell’orecchio. Inoltre a livello del dorso molti cani presentano una forfora a grosse scaglie. Tutto ciò conferisce al cane malato di Leishmaniosi un aspetto “vecchieggiante”.
Spesso possono essere colpiti anche gli arti soprattutto a livello delle prominenze ossee e dei cuscinetti plantari sui quali possiamo osservare lesioni ulcerative. In molti casi le unghie manifestano una crescita abnorme (onicogrifosi).
 
Nella forma viscerale il quadro che si presenta al veterinario può essere vario.
Nel 90% dei casi i cani malati presentano i linfonodi esplorabili aumentati di volume, duri, indolenti, così pure la milza e il fegato. Dagli esami del sangue emerge una anemia normocromica normocitica scarsamente rigenerativa dovuta a una maggior azione di “distruzione” dei globuli rossi da parte della milza, una diminuzione del numero di piastrine (da cui la presenza di emorragie spontanee come l’epistassi) e un aumento delle proteine totali del sangue (quasi esclusivamente le globuline), con conseguente abbassamento del rapporto albumine/globuline.
A livello dell’apparato urinario il cane colpito da Leishmaniosi presenta un quadro di insufficienza renale più o meno avanzata che si manifesta con anoressia, debolezza, vomito e aumento della sete e dell’urina prodotta. Nei casi più gravi si ha una perdita di proteine urinarie tale da causare una ipoproteinemia con conseguente accumulo di liquido nell’addome (ascite) e/o a livello delle articolazioni, come pure il distacco della retina.Per questo oltre gli esami ematologici sono fondamentali quelli delle urine.Con il progredire della malattia l’animale si presenta fortemente disidratato e dimagrito.Purtroppo oggi non è stato ancora individuato alcun metodo valido in grado di proteggere i cani da questa subdola malattia; è pur vero che esistono in commercio svariati prodotti repellenti per gli insetti (compresi i pappataci) sottoforma di spray o collari, ma nessuno di essi dà una sufficiente garanzia di successo.
 
La diagnosi
 
In compenso siamo in grado di diagnosticare la malattia anche nei soggetti che ancora non presentano sintomi manifesti e quindi prima che il parassita abbia avuto il tempo di fare troppi danni.
Per effettuare diagnosi di Leishmaniosi fino a poco tempo fa si faceva ricorso ad un test in grado di rilevare, attraverso un prelievo di sangue, la presenza di anticorpi; in questo modo si poteva sapere se un cane era venuto a contatto o meno con il parassita, ma questo test non permetteva di sapere con sicurezza se il cane avesse sviluppato la malattia o se fosse venuto solo in contatto con il parassita.Inoltre non aveva un carattere di ripetività, per cui ad esempio a laboratori differenti corrispondevano titoli anticorpali differenti.
Oggi invece sono state messe a punto alcune metodiche, chiamate ELISA e PCR, che ci permettono, sempre attraverso un prelievo ematologico, di migliorare la ripetitività del test sugli anticorpi e di individuare la presenza del parassita Leishmania nell’organismo tramite il reperimento del suo DNA; in altri termini questo secondo esame permette di sapere con assoluta certezza se un cane è ammalato.
Una volta accertata la malattia, si possono effettuare esami più approfonditi che indicano se il cane affetto da Leishmaniosi canina debba essere sottoposto a terapia oppure no.
 
 
La terapia
 
La terapia prevede l’utilizzo dell’ antimoniato di N-metilglucamina sotto forma di iniezioni da effettuarsi in cicli di almeno 21 . Le dosi e la frequenza degli interventi terapeutici vengono stabiliti dal veterinario in relazione ad ogni singolo caso proprio per il carattere multiforme della malattia.
Durante il ciclo di cure occorre valutare l’efficacia della terapia attraverso esami di controllo che consentono di valutare se il cane necessiti di altri cicli di terapia o se si possa considerare guarito o cronicizzato.
 
Fino a qualche anno fa si pensava che dalla Leishmaniosi canina non si potesse guarire, in quanto i cani malati, sottoposti a terapia e risultati poi guariti, a distanza di tempo ripresentavano sintomi riferibili alla malattia. Oggi alcuni Autori ritengono che in seguito a una nuova puntura, i cani si re-infestino e quindi subiscano delle ricadute. La questione è tutt’oggi ancora controversa, con i nuovi metodi diagnostici, è possibile nella maggioranza dei casi però fare una diagnosi certa che ci consente di intervenire tempestivamente con la terapia e garantire quindi migliori prospettive di vita per i nostri cani.
Ad oggi sono stati messi in commercio due vaccini efficaci contro questa patologia, se vivete o viaggiate in zone endemiche, per informazioni contattateci.